Renderci insopportabile l’ingiustizia
Quando troverà una risposta vera il grido dei poveri che sale continuamente verso Dio?
Quando l’ingiustizia sarà diventata insopportabile per noi.
E’ Dio che accoglie quel grido e noi, per poterlo a nostra volta accoglierlo, abbiamo bisogno di entrare in Dio. Ma il nostro cuore non riesce a ricevere quel grido che passa attraverso Dio e che viene dal povero fino a quando l’ingiustizia non diventerà insopportabile per noi.
Non è possibile fare la pace con l’ingiustizia. Con l’uomo che commette l’ingiustizia avremo sempre un rapporto da fratello, ma quando il nostro cuore fa pace con l’ingiustizia vuol dire che noi siamo conniventi con essa e ne diventiamo noi stessi corresponsabili.
La speranza dei poveri sta proprio in questo: essi spereranno nella misura che cresceranno degli uomini veramente liberi che sentiranno in sé insopportabile l’ingiustizia e si sentiranno coinvolti nel fratello che subisce l’ingiustizia. Solo quando ci sentiremo colpiti dentro di noi nell’ingiustizia subita dal fratello, finalmente quel fratello spererà.
La condivisione è prima di tutto un modo di essere dentro di noi, prima di essere un atto esterno. Se io non mi sento maledetto con i maledetti, disprezzato con i disprezzati, potrò dar loro una mano ma poi io rimango con me stesso e loro rimangono con se stessi.
Invece la condivisione è l’altro che entra con la sua realtà dentro di te: non ti fa più essere quello che eri prima, perché ti fa diventare insopportabile l’ingiustizia.
Sapete da dove nasce l’ingiustizia? Nasce da una concezione sbagliata della nostra esistenza. C’è un meccanismo perverso: che io considero me stesso distaccato dal mio prossimo e quello che sono e quello che ho lo investo, lo impiego non per il mio prossimo ma per averlo aumentato!
Condividendo senti invece dentro di te l’insopportabilità dell’ingiustizia; si accende in te una mentalità nuova: scopri finalmente che tu eri una “ingiustizia”, che tu eri uno “sfruttatore”, che tu eri un “prepotente”, perché tu facevi il tuo comodo, perché tu ti servivi del tuo prossimo secondo i tuoi disegni.
Condividendo ti accorgerai poi che il povero ti ha liberato, che il povero ti ha aperto la mente: insieme a lui, mettendoti al suo fianco, ti accorgi che cominci un cammino di liberazione!
Il giorno in cui sentirete che non sopportate più l’ingiustizia, benedite Dio: quel giorno siete nati nella verità!
(dalla relazione alla Giornata Comunitaria della zona di Verona del 06/10/1985
inserito nella rubrica “Promemoria” in Sempre N. 9 – ottobre 2010)