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Ci ha insegnato ad aprire occhi e cuore ai poveri

Tratto da “Avvenire”

Il Papa buono. Così è stato chiamato Giovanni XXIII. A mio parere questa definizione non ritrae la sua originalità. Ritengo che corrisponda più al vero chiamarlo «il Papa nuovo». Giovanni XXIII ha reso maggiormente visibili certi aspetti della realtà profonda della Chiesa: aspetti essenziali, apparsi come novità rivoluzionarie.

Una chiesa disarmata e assediata

Tratto dal “Messaggero di Sant’Antonio”
Qual è il punto debole della Chiesa oggi? In tutti gli appartenenti alla Chiesa non c’è la consapevolezza di essere popolo di Dio, con una missione da portare avanti insieme, come popolo, nella storia. Questa è l’ora di una svolta storica: non limitarsi a formare le coscienze dei singoli, ma formare un popolo in cui le coscienze dei singoli respirano e si formano. Occorre proclamare lo stato di emergenza nella Chiesa cattolica per raggiungere la coscienza di popolo da subito; domani è forse troppo tardi.

Carità senza il vangelo?

Tratto dal “Messaggero di S. Antonio”

Dobbiamo dare ai poveri, agli ultimi, le risposte ai bisogni che essi oggettivamente hanno, che ci gridano dalla loro situazione reale. Non possiamo «fare qualcosa» per zittire la nostra coscienza. «Qualcosa» purché non ci scomodi, purché non esiga alcun nostro cambiamento, tanto meno qualche rischio. Fare «qualcosa» che non turbi le nostre alleanze, che non dia fastidio ai potenti da qualsiasi parte si trovino.La Chiesa non deve solo portare la croce del fratello, ma deve scovare chi fabbrica le croci e imporre che si smetta di fabbricarle. La chiesa deve abbattere le fabbriche dei poveri e non limitarsi a soccorrere i poveri.

La missione del prete in una chiesa chiamata a testimoniare la carità

«…perché mi siete divenuti cari» (cfr. 1Ts2,7)

Il primo problema di ogni prete, il problema fondamentale, è la fede, ma in ordine operativo, come dice bene S. Agostino, il primo problema è l’amore; è perdersi per generare vita. Credo che la conversione nostra stia nel perdersi. Il problema è mantenerci in quell’amore e, per potercisi mantenere, bisogna lasciarsi attirare da Cristo. Bisogna mettere in discussione tutte le nostre sicurezze. Io non sono a posto, anche io ogni giorno devo mettere in discussione tutte le mie sicurezze.

Io credo che la vita del prete sia una vita perduta, senza schemi: l’amore non ha schemi. E credo che la vita del prete sia questa: ogni volta che torni a casa, vai a riferire al Signore come sono andate le cose ed ogni volta che esci dalla chiesa vai a riferire ai fratelli qual è il cammino con il Signore. In fondo quello che ti chiedono è il Signore, vogliono vedere Cristo e nel medesimo tempo si ricostruisce la comunità cristiana.