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Messa Comunitaria del 27/10/2007 – 30° Domenica Tempo Ordinario – Anno C

Trascrizione dell’omelia dell’ultima messa comunitaria celebrata a Rimini da don Oreste.
Guardando la Parola di Dio oggi mi viene da collegarla a tre parole: simpatia, sintonia e sinfonia. Cos’è la Comunità Papa Giovanni? È una Comunità di gente simpatica perché è totalmente in simpatia con Cristo; è una Comunità di gente in sintonia per cui ha il sorriso sul volto perché il bene prevale sul male. Pensate a quando arrivano gli ultimi, i disperati, i carcerati e il tuo cuore è in sintonia con quello di Gesù e in ognuno di loro incontri Gesù e quindi viene fuori una Comunità che è una sinfonia, la sinfonia di Dio. Questa sinfonia si ripercuote sugli altri.

Messa Comunitaria del 27/01/2007 – 4° Domenica tempo ordinario – Anno C

Io distinguo tre gradini nel cammino della vita spirituale. Il primo è questo: “Signore, io do tutta la mia vita per te”. Sono come preso dalla vigna di Dio, però corro il rischio di amare più la vigna che il vignaiolo, più la canzone che il cantante, per cui mi lascio travolgere.
Poi c’è il gradino definitivo, fondamentale che è questo: “Signore, tu mi hai conquistato”.
Infine c’è un terzo grado nel quale tu entri nella contemplazione. Finalmente sei in quella luce e dici: “Non ragiono più alla moda degli uomini, ma secondo Dio”.

Una chiesa disarmata e assediata

Tratto dal “Messaggero di Sant’Antonio”
Qual è il punto debole della Chiesa oggi? In tutti gli appartenenti alla Chiesa non c’è la consapevolezza di essere popolo di Dio, con una missione da portare avanti insieme, come popolo, nella storia. Questa è l’ora di una svolta storica: non limitarsi a formare le coscienze dei singoli, ma formare un popolo in cui le coscienze dei singoli respirano e si formano. Occorre proclamare lo stato di emergenza nella Chiesa cattolica per raggiungere la coscienza di popolo da subito; domani è forse troppo tardi.

«Il mio Capodanno sulla strada dei dimenticati»

Tratto da “Avvenire”
Ci sono dei poveri che ci vengono a cercare, ma ce ne sono altri che non vengono. Quelli dobbiamo cercarli noi. In questa ottica, nell’ultima notte dell’anno siamo partiti per un cammino tra le varie realtà dell’emarginazione. Perché questo giro notturno? È uno dei tanti che compio settimanalmente per incontrare i fratelli e le sorelle che non vengono spontaneamente. Il sacerdote è padre, il padre cerca i figli ovunque si trovino, e in questa ricerca coinvolge anche i fratelli che sono in casa con il padre. È pastorale d’assalto o è pastorale che chiede perdono?

Messa Comunitaria del 21/03/1992 – 3° Domenica di Quaresima – Anno C

Il nostro problema è di lasciarci agganciare da Gesù. La Quaresima, allora, è tutto un modo di essere positivo; è un dare spazio a Gesù, è un entrare in comunione con Lui. Nella misura che Cristo vi prende dal di dentro, voi diventate adulti; se la vostra vita è ancora legata alle situazioni esterne, vuol dire che ancora siete tanto infantili, vuol dire che Cristo non domina in voi. Mosè si sente dire: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa!». Quando hai in braccio un bimbo portatore di handicap, ricordati, tu stai su una terra che è santa: togliti i sandali, perché Cristo si è confuso fisicamente con lui. Quando curi i malati, togliti i sandali, perché la terra sulla quale tu stai è santa. Ma come si fa, se l’uomo non si immerge in Dio, a vedere Dio?

Comunità Papa Giovanni XXIII – Storia di un cammino

In uno scritto risalente ai primi anni ’90, don Oreste ripercorre le tappe della nascita e della crescita della Comunità. Dalla prima intuizione del 1953, quando era assistente della Gioventù Cattolica, alle vicende legate alla costruzione della Casa Madonna delle Vette sulle Dolomiti. Dalla scoperta degli adolescenti “terra di nessuno”, in cui il Signore «indicava il primo consistente nucleo dei poveri ai quali avremmo dovuto dare la vita, non come assistenza ma come appartenenza», all’incontro con le persone handicappate. Fino alla nascita nel 1973 della casa famiglia, prima espressione di tutte le altre forme di condivisione diretta che seguiranno negli anni, segnati dall’incontro con nuove forme di povertà e di emarginazione, che portano la Comunità anche in terra di missione. Il carisma particolare ricevuto dallo Spirito dai membri della Comunità si precisa e viene riconosciuto dalla Chiesa: «Abbiamo capito che la ragione della nostra condivisione è Gesù che condivide la vita degli uomini a partire dagli ultimi, e che questo suo modo di essere non è altro che il risultato del suo modo di essere con il Padre: una sola cosa».

Messa Comunitaria del 11/05/1991 – Ascensione – Anno B

L’ascensione è missione: «Andate e predicate». Le parole di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi», sono rivolte ad ognuno di noi. Davvero il cristiano ha dentro di sé un mistero che chi non è cristiano non può capire; egli sa leggere i segni dei tempi, per cui vede cose che il mondo non vede. Oggi da noi la gente vuol vedere attraverso la condivisione che Dio è venuto, è qui in mezzo a noi. Questa è la nostra missione.

La missione del prete in una chiesa chiamata a testimoniare la carità

«…perché mi siete divenuti cari» (cfr. 1Ts2,7)

Il primo problema di ogni prete, il problema fondamentale, è la fede, ma in ordine operativo, come dice bene S. Agostino, il primo problema è l’amore; è perdersi per generare vita. Credo che la conversione nostra stia nel perdersi. Il problema è mantenerci in quell’amore e, per potercisi mantenere, bisogna lasciarsi attirare da Cristo. Bisogna mettere in discussione tutte le nostre sicurezze. Io non sono a posto, anche io ogni giorno devo mettere in discussione tutte le mie sicurezze.

Io credo che la vita del prete sia una vita perduta, senza schemi: l’amore non ha schemi. E credo che la vita del prete sia questa: ogni volta che torni a casa, vai a riferire al Signore come sono andate le cose ed ogni volta che esci dalla chiesa vai a riferire ai fratelli qual è il cammino con il Signore. In fondo quello che ti chiedono è il Signore, vogliono vedere Cristo e nel medesimo tempo si ricostruisce la comunità cristiana.

Non guardatevi le punte dei piedi

Ogni persona si sente dono nella misura che esiste per qualcuno. Se uno non esiste per qualcuno, in realtà è come se non esistesse. La vita allora è un canto nella misura che tu accogli, nella misura che tu sei dono. Quando voi non vi sentite più dono fate presto a invecchiarvi.
Non guardatevi le punte dei vostri piedi, sentitevi sempre un dono senza fine.

Una comunità matura

Fino a quando una comunità non riesce a sopportare lo scandalo che proviene dal limite, quella comunità è immatura, perché i suoi membri sono chiusi in se stessi e non hanno ancora valicato la soglia di un “io” che tiene prigioniera la persona e che non va oltre.
Non dobbiamo separarci da chi ha il limite, perché la separazione è dovuta alla immaturità, è dovuta al non rispetto dell’altro, al non senso del mistero di Dio nell’altro, è dovuta alla nostra infermità.
Devo vedere il limite, ma non separarmi da chi ce l’ha. Il limite dell’altro segna l’inizio della mia responsabilità.